Domenica 25 maggio Maria Giovanna Bosco in un intervista a L’Unione Sarda a firma di Paolo Paolini parla di Cattura regolatoria che, citiamo, “è una branca della political economy che studia il sistema usato dal privato in certe condizioni per influire sulla sfera pubblica orientando la legislazione a favore del proprio settore”.

Noi vorremmo dire alla professoressa Bosco che o ci dice quali privati o aziende hanno orientato la legislazione a proprio favore oppure il concetto di “cattura regolatoria” appare vuoto di significato. Ma vorremmo anche ricordare che, ad esempio, quando si sono liberalizzate per decisione politica le reti ferroviarie o le antenne per la telefonia tutto questo ha portato dei vantaggi ai cittadini tant’è che per le ferrovie c’è in programma un terzo operatore per l’Alta Velocità e per la telefonia si sono drasticamente abbassati i costi di comunicazione. Nelle reti ferroviare locali italiane, inoltre, il trasporto pubblico è messo a gara, e tutto questo si deve ad una maggiore concorrenza che vari governi del Paese hanno favorito. Per cui ci permettiamo di dire che se la cattura regolatoria ha una accezione negativa nel caso delle Rinnovabili nel caso del trasporto ferroviario è invece positiva e ci permettiamo di chiedere perchè (come ci sembra di capire) per le Rinnovabili ci sarebbe questo significato negativo.

Ma l’affermazione più sconcertante è questa che virgolettiamo:

“Il risultato è che îl soggetto pubblico ha finito per portare avanti le esigenze dei privati spacciandole per interesse generale. Non solo: c’è l’evidenza scientifica che l’obiettivo di ridurre l’emissione della CO2 è una chimera, perché a livello globale tutti tranne l’Europa continuano a investire in fonti fossili. Il nostro sforzo per quanto lecito, degno, moralmente accettabile, sarà inutile.

Ricordiamo alla Bosco che in sede UE esiste il Green Deal che impone ai paesi di produrre al 2030 (dopodomani quindi) un quantitativo di energia elettrica da fonte rinnovabile (in Italia gli impianti da installare a questo scopo sono 80 GW, in  Sardegna sono 6,2 GW) quindi anche anche qui ci viene da dire alla professoressa che l’Italia deve (nel bene o nel male) rispettare le prescrizioni europee. Se la professoressa è a conoscenza del fatto che ci sono aziende che hanno orientato queste prescrizioni faccia nomi e cognomi. Noi la ascoltiamo più che volentieri.

L’obiettivo di ridurre le emissioni di Co2 è una chimera continua la professoressa “perché a livello globale tutti tranne l’Europa continuano a investire nelle fonti fossili”

Ricordiamo alla professoressa che, ad esempio, la Cina sta investendo invece massivamente sulle rinnovabili. E la ragione a nostro parere  è la stessa per cui dovrebbe farlo l’Europa e cioè che non hanno riserve fossili sufficienti. Gli USA, la Russia, il Sud America, l’Africa invece di riserve ne hanno tante  e le vendono a paesi come il nostro

La professoressa continua…

Perché ciò che richiedono per l’installazione (le Rinnovabili)  e che provocano in termini di danno ambientale è un’enormità rispetto a ciò che producono. Non difendo le fonti fossili o il nucleare, ma nel confronto sulla produttività non c’è paragone. Per questo motivo l’unico modo per rendere sostenibile eolico e il fotovoltaico è che lo Stato intervenga foraggiando i progetti, annullando la concorrenza e diventando il primo cliente per vent’anni di attività, offrendo la garanzia di acquistare l’energia a un determinato prezzo. Un’attività senza rischi per chi possiede le società che, di riflesso, ha cancellato il libero mercato.

Intanto facciamo presente che il decreto di incentivazione attualmente in approvazione (FERX transitorio) prevede un’incentivazione per un massimo di 11,52 GW quindi meno del 15% della potenza da installare al 2030 (80GW). Se la professoressa avesse avuto il tempo o la pazienza di leggere il meccanismo di incentivazione avrebbe sicuramente notato un processo di competizione di prezzo che ha l’obiettivo di far competere, appunto, le società proponenti offrendo un prezzo di remunerazione basso abbastanza da fargli vincere la gara. È un procedimento che nasce per fissare il prezzo di vendita dell’energia al fine di dare stabilità a chi investe da un lato e a chi acquista (lo Stato) dall’altro in modo da favorire una situazione di mercato più stabile ed evitare volatilità di mercato (quella che per anni abbiamo vissuto con terrore a causa dei prezzi del gas imposti dalla Russia prima e dagli USA poi). Tutto questo soprattutto per garantire i cittadini da speculazioni molto forti che, come la storia recente ci insegna, possono mettere in ginocchio la nostra economia che si basa ancora oggi sull’import di materie prime per la produzione di energia elettrica.

Aggiungiamo inoltre che il prezzo massimo fissato a base d’asta su cui deve essere fatta un’offerta al ribasso per i grandi impianti è di 85 €/MWh contro un Prezzo Unico Nazionale medio nazionale dell’energia (basato sul prezzo del gas) che è stato di 125,5 €/MWh per il 2021, di 304 €/MWh per il 2022 (vedasi guerra in Ucraina), di 127,2 €/MWh nel 2023 e di 108,5/MWh nel 2024. Se l’economia sembra che possa essere un’opinione la matematica non lo è e la professoressa speriamo converrà con noi che 85 è minore di 108,5. Sul fatto che le società non abbiano rischi chiediamo alla professoressa se, secondo lei, presentare un progetto in Valutazione Ambientale sia un procedimento privo di rischi: facciamo notare che in Sardegna l’80% dei progetti da inizio 2025 sono stati bocciati dal MASE e gli investimenti di quelle società, di fatto, sono andati persi. I rischi rispetto a investimenti immobiliari per esempio fatti in zone come la nostra cara Gallura sono sicuramente di molto inferiori e probabilmente molto più remunerativi.

Il giornalista poi allarga il discorso e chiede:

Corruzione?

Risposta «Comportamenti criminali ci sono già stati e sono stati sanzionati, ne cito alcuni nell’indagine, così come sono accertate le infiltrazioni mafiose».

Se ci sono infiltrazioni mafiose le denunci e noi appoggeremo le denunce. Forse la professoressa fa riferimento alle dichiarazioni di qualche mese fa del procuratore di Cagliari Luigi Patronaggio. Se sa qualcosa di più parli e lo dica.

Il giornalista chiede ancora

L’energia costerà meno?

La professoressa risponde «Le promesse di agevolazioni in bolletta sono falsità. Un rapporto di Morgan Stanley di marzo 2025 evidenzia che i prezzi in Europa sono cresciuti da due a quattro volte più degli Stati Uniti, cinque-sette volte più dì Cina e India».

Sul fatto che in USA il costo dell’energia sia sceso non ci sono dubbi: gli USA hanno perforato le loro riserve di shale gas (gas da scisto) molto economico ma con danni ambientali impressionanti (quelli si). Se avessimo avuto il gas in Italia è possibile che un simile dibattito avrebbe potuto fare un minimo di presa (almeno da un punto di vista economico ma non certo secondo principi di sostenibilità), ma il problema è che in Italia praticamente non abbiamo gas e sicuramente (per fortuna) non abbiamo shale gas. Sulla Cina forse un indizio da considerare sulla riduzione del costo potrebbe essere legato al fatto che quel paese ha investito massivamente in energie rinnovabili da almeno 10 anni e oggi è leader in qualsiasi ambito legato alla transizione energetica oltre, ovviamente, ad aver potuto far rivedere il cielo ai cittadini di Shangai e Pechino

La via d’uscita? Chiede il giornalista

La risposta della professoressa «Basterebbe coprire i capannoni industriali con i pannelli fotovoltaici: gli obiettivi sarebbero raggiunti senza cementificare le vigne. Se poi si aggiungessero tutti i tetti delle case sarebbe risolto il problema italiano, tenendo presente che per “stabilizzare” il sistema energetico sarebbero comunque necessari anche i combustibili fossili.

Noi diciamo che è bene che chi fa l’economista si occupi di fare l’economista e lasci fare il proprio lavoro agli ingegneri. Il tema delle superfici è un tema ingegneristico non economico per queste ragioni:

  1. I tetti dei capannoni non sono sufficienti in primis per ragioni di spazio: anche sommando tutti i tetti d’Italia non si raggiungerebbe nemmeno lontanamente un risultato tangibile.
  2. I tetti dei capannoni e delle case non sono esposti in modo opportuno (le produzioni si abbassano notevolmente se esposti a est-ovest rispetto al sud e si azzerano se esposti a nord)
  3. Gli impianti su tetto sono molto più costosi (fino a 3 volte tanto) rispetto agli impianti a terra di medie e grandi dimensioni: una transizione con gli impianti sui tetti non avrebbe senso economico (e questo lo lasciamo dire agli economisti comunque)
  4. I tetti dei capannoni e delle case sono dei proprietari delle case e dei capannoni: se vogliono farsi un impianto sul tetto nessuno glielo vieta ma innanzitutto dovrebbero essere fortemente incentivati (quelli si) per poter stare in piedi economicamente (ma ci sembrava che gli incentivi statali alla professoressa non fossero molto graditi). Aggiungiamo inoltre che se effettivamente quello del FV fosse un business da speculazione ci sorge la domanda, come mai impianti sui tetti praticamente non se ne vedono? I cittadini non hanno capacità di valutazione di un investimento così remunerativo?

Concludendo, su questo tema, si potrebbe fare una metafora: pensare di risolvere il problema energetico con i pannelli sui tetti sarebbe come pensare di risolvere il problema della siccità con le cisterne sul tetto di casa.

Si cita sempre la Danimarca, patria dell’eolico vi risulta che qualcuno vada fin li per ammirare le pale ? Continua la professoressa

Si a noi risulta, risulta che vi siano barche che portano i turisti a vedere come funzionano i parchi offshore sul mare. Ma ovviamente siamo convinti che il turismo delle pale non possa sostituire il turismo tradizionale. E, per quanto riguarda la Sardegna chiediamo alla professoressa riguardo alle pale offshore: lei pensa che la gente ad esempio non vada al Poetto di Cagliari, oppure alla Cinta dei San Teodoro perché ci sono delle pale eoliche alte 250 metri al largo e cioè a 30 km dalla costa? O che non vadano alla spiaggia delle Saline a Stintino perché alle spalle si vedono le pale eoliche? A  noi pare che il turismo sia piuttosto fiorente anche in quelle spiagge dove si vedono le ciminiere della centrale di Fiume Santo e ci pare anche che nessuno dica nulla quando, giornalmente, incrociano 4/5 petroliere nel Golfo degli Angeli.

Sa la professoressa quanto spazio visivo occupano delle pale eoliche di 250 metri posizionate a 30 KM di distanza? Noi la risposta la abbiamo. Noi non abbiamo evidenza di un possibile calo dei flussi turistici e la nostra convinzione è che non ci sarà. Se la Bosco invece ha delle evidenze se le ha le dica e ci dia i dati noi li pubblichiamo tranquillamente e li discutiamo con lei.

In conclusione professoressa Maria Giovanna Bosco noi pensiamo che nella sua intervista non vi sia un solo dato che giustifica le sue affermazioni. Ma siamo sempre disponibili a confrontarci e ci piacerebbe sapere in quale consesso/evento di Oslo (come riportato nell’articolo) presenterà il suo studio. Molti di noi lavorano per delle aziende con uffici proprio in Norvegia e ci piacerebbe assistere di persona.


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